mercoledì 10 marzo 2021

Ex cava di prestito: considerazioni e suggerimenti


Come abbiamo già avuto modo di anticipare in consiglio comunale, rispetto al “metaprogetto” approvato dalla giunta e pervenuto in consiglio comunale, esprimiamo alcune considerazioni e offriamo il nostro contributo riguardo al destino dell’ex cava di prestito.

Il primo scrupolo riguarda i costi. Secondo il “metaprogetto” SOLO la creazione dell’eventuale “oasi”, con le piantumazioni e le installazioni, costa tra i 300.000/325.000 euro (più IVA). Come esplicitato in calce al progetto sono esclusi i costi per la realizzazione della strada di accesso, dei parcheggi, degli accessi dalla pista ciclabile, della messa in sicurezza dell’area, dei collaudi e altri costi accessori.


Tenendo presente che l’introito dell’attività estrattiva  a norma della legge regionale 14/1998 destinato al ripristino dell’area è di circa 780.000, riteniamo che, fermo restando la valorizzazione di quel luogo, il passaggio da danno ambientale a luogo di interesse pubblico debba seguire altre priorità, nel rispetto delle normative e della sicurezza dei cittadini.



1) Prima di tutto, è necessaria una verifica delle condizioni della falda acquifera. La relazione di invarianza idraulica e idrologica di Cap Holding, approvata all’unanimità dal consiglio comunale del 27 novembre dice esplicitamente che la presenza della cava necessita una prospezione aggiornata della falda acquifera che peraltro sul territorio di Vizzolo presenta già numerose criticità. Crediamo che, in coerenza a quanto deciso all’unanimità dal consiglio comunale, e rispetto alle indicazioni di Cap Holding, la verifica della condizione della falda acquifera sia una condizione preliminare e prioritaria verso qualsiasi altro tipo di intervento riguardante l’assetto idrogeologico di Vizzolo. 

2) Riteniamo altresì che sia necessaria una valutazione a priori sulla sicurezza della viabilità e degli accessi all’area. Come evidenziato anche dalla mappatura del “metaprogetto”, gli accessi all’ex cava di prestito comporteranno modifiche sostanziali alla viabilità dell’area e presentano alcune problematiche, su cui riflettere, non ultimo il fatto che l’accesso principale è possibile solo attraversando un altro territorio comunale (e un confine provinciale).


4) Come evidenzia il “metaprogetto” è fondamentale, come supponiamo sia chiaro a tutti, la necessità di mettere in sicurezza l’area in sé con tutti gli adeguati accorgimenti a proteggere l’invaso e a tutelare i futuri ospiti.



5) Riteniamo inoltre che in sé il “metaprogetto” presenti una grave carenza culturale. L’analisi, per quanto dettagliata e condivisibile, parte dall’esistente, cioè dall’ex cava di prestito e dalle successive piantumazioni di essenze a vario livello. Ma sia per assecondare la legge 14/1998 che parla esplicitamente di “ripristino” e soprattutto per la valorizzare la memoria dei luoghi e l’identità del paesaggio, pensiamo sia opportuno ripartire dall’inizio. Certo, l’emersione dell’acqua è un fatto da valorizzare e da rispettare, ma nel contesto occorre conoscere la storia di quel luogo che in origine era chiamato “Il salice”, proprio per la presenza dei salici, essenza che andrebbe ripristinata. Inoltre, dove e come possibile, andrebbe ripristinato il percorso delle rogge, caratteristiche della Pianura Padana, con i relativi filari di gelsi, che venivano piantati sui bordi dei canali (e radicalmente potati) per sostenerne, con le radici, le sponde. Nel gergo dialettale, erano le cosiddette “gabe”, che erano presenti in loco. Prospettandosi una funzionalità didattica, il ripristino dovrebbe prevedere una specifica attenzione alla forma e all’utilità del luogo nel passato. Suggeriamo, in proposito, un confronto con il Consorzio Bonifica Muzza Bassa Lodigiana. 


6) Condividiamo la possibile destinazione didattica dell’ex cava di prestito, ma riteniamo che il “metaprogetto”, così come ci è stato presentato sia limitato, rivolgendosi soltanto all’attività di osservazione ornitologica. L’area in sé si presta naturalmente a un’altra attività, didattica e non, fondamentale per la biodiversità, per via delle numerose e variegate essenze presenti: può ospitare gli apiari, esperienza peraltro che la TEEM ha già sviluppato, altrove, su terreni di sua competenza, per esempio con la Città delle api a Rossate di Lavagna (Lo).


7) La mappatura del “metaprogetto” evidenzia però anche alcuni limiti giuridici, che andrebbero analizzati prima di qualsiasi altro intervento. Come già illustrato a suo tempo in consiglio comunale, la definizione dell’ex cava di prestito è ancora in essere, ma l’area è soggetta al confronto con numerose e diverse realtà giuridiche (Parco Agricolo Sud Milano, Parco del Sillaro, comune di Casalmaiocco, Città metropolitana, provincia di Lodi, Consorzio Bonifica Muzza Bassa Lodigiana) con cui sarà urgente istaurare un dialogo.



8) Ultimo, ma non meno importante: andrebbe presa in considerazione, a dispetto delle comunicazioni fin qui giunte, compreso il “metaprogetto”, una diversa terminologia, ovvero servirebbe utilizzare una definizione culturalmente e giuridicamente più coerente rispetto alla parola “oasi”. Nessuno vieta di usarla, ma “oasi” rimanda direttamente a “zona protetta”, termine che presuppone un lungo iter legislativo (a partire dalla legge 394/1991 e successive) e che non contempla luoghi di origine antropica, ovvero artificiale. Sarebbe da considerare, proprio per una scrupolosa attenzione rispetto al luogo, la più corretta definizione di “parco”, che lascia ampi margini di comprensione e non concede spazi a equivoci di sorta.


Per i cittadini che volessero approfondire, siamo disponibili a fornire tutti gli atti citati, è sufficiente inviare una richiesta al nostro recapito di posta elettronica: vizzoloalfuturo@gmail.com.

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