mercoledì 29 settembre 2021

Intervista a Gianluca Di Cesare

Abbiamo intervistato Gianluca Di Cesare: imprenditore, genitore, musicista, già vicesindaco, è il candidato alle prossime elezioni comunali di Cerro al Lambro.

Cosa ti ha spinto a dare la tua disponibilità a candidarti come sindaco? È vero che hai già maturato una lunga esperienza amministrativa, però quello di primo cittadino rimane pur sempre un ruolo unico e di grande responsabilità.


Ciò che mi ha spinto ad accettare una candidatura così totalizzante è stato il senso del dovere e del servizio. Non mi sono sottratto alla verità di dichiarare che, per valutazioni mie personali, mi sarei allontanato da un'attività lavorativa che in questi anni molto mi ha dato ma al contempo molto mi ha chiesto e tolto. Avrei riposato volentieri per alcuni mesi, ma è prevalsa l'idea di mettermi a disposizione per le persone ed il territorio che amo. L'esperienza sin qui accumulata potrà essere tutt'al più un piccolo "capitale di sopravvivenza" per passare indenne il primo periodo. A parte gli scherzi, credo che tutti coloro che in passato hanno accettato la candidatura a questo ruolo apicale abbiano messo in conto il fatto di iniziare un viaggio verso una destinazione ignota. Forse magnifica, forse meno. Si dimostra di accettare la sfida anche in questo contesto tutt'altro che deterministico.


Quali prospettive, quali sfide e quali rischi ti aspetti?


Mi aspetto sfide importanti, direttamente riconducibili alla ripartenza post-COVID e correlate al famoso PNRR. Avremo l'opportunità di avviare una fase nuova valevole per il paese intero, nella preminenza dei progetti green e legati alla cultura. Mi aspetto trasformazioni radicali e positive, in linea con quella modernità che pare essere frutto della riscoperta dei valori tradizionali: rispetto e cura dell'ambiente, attenzione agli aspetti culturali concepiti come valore aggiunto delle società moderne. Le prospettive inerenti preannunciano un lavoro molto intenso per i sindaci ma al contempo straordinariamente stimolante. I rischi potrebbero essere quelli correlati alla complessità e farraginosità di alcune procedure, che mi auguro si attenuino o quantomeno siano contemperate dalle esigenze di una ripartenza rapida e dinamica. Naturalmente, senza nulla togliere alle procedure previste per i controlli di trasparenza e legalità. Diciamo che questa occasione non va persa ed al tempo stesso deve sapere disegnare un'Italia nuova in tutti i sensi.


La tua candidatura avviene nel senso di una continuità, dopo due mandati consecuti di Marco Sassi. Cosa vorresti aggiungere di tuo?


L'eventualità di succedere a Marco Sassi mi pone non poche difficoltà, nel senso buono naturalmente. Innanzitutto il profondo senso di onore nel poter proseguire il suo cammino esemplare; in secondo luogo una responsabilità enorme nel dover gestire con la medesima sua cura tutte le dinamiche interne all'ente: dai rapporti con i cittadini a quelle con il tessuto civile sino alle sinergie con gli uffici comunali. Marco Sassi ha dimostrato di essere persone competente, efficiente, efficace nelle azioni, con una chiarezza di visione rara, con un anelito al futuro migliore (tale a essere quasi un eroe del Romanticismo). Aggiungo a tutto questo un aspetto fondamentale: il suo buon cuore, la sua profondissima umanità e la sua etica personale di stampo solidaristico. Cerro al Lambro lo ricorderà per tutto questo, in una valutazione a tutto tondo che tenderà ad inserirlo giustamente in un quadro di analisi perfetto. Dunque, secondo voi, cosa posso aggiungere? Vi è ancora qualcosa d'altro? A parte gli scherzi, non aggiungerò nulla perché sarebbe impossibile il solo concepire un ulteriore aspetto di virtù. Lo farei diversamente, per come sono fatto io. Come, più precisamente? Attendiamo l'eventuale elezione a sindaco e potrà vedersi...


Il territorio di riferimento si inserisce ormai in un contesto metropolitano con tutti i principali problemi che ben conosciamo: traffico, sicurezza, consumo del suolo. Dove e come i comuni possono intervenire, secondo te?


Siamo immersi in un contesto di insieme, piaccia o meno. Gli amministratori più efficaci risulteranno essere coloro che sapranno meglio interpretare questa visione. Le problematiche afferenti al traffico non potranno non avere un inquadramento intercomunale. Mi auguro che le continue trasformazioni degli assetti viabilistici rendano più fruibili tutti i territori, attraverso una visione di insieme condivisa. Lo stesso vale per il tema della sicurezza: "liberi non sarem se non siam uni" diceva il Manzoni nel celeberrimo Proclama di Rimini. È solo dalla visione di insieme, stratificata su più livelli, che si può vincere questa sfida. Ad esempio, tentando strategie di unione e coordinamento a livello di Polizia Locale, ed al tempo stesso coinvolgendo la cittadinanza in una visione attenta ed attiva del territorio attraverso i gruppi di controllo del vicinato. "Liberi sarem" dal senso di insicurezza solo se avremo ben chiaro quanto "siam uni". Infine il tema del consumo del suolo: direi che bisognerà dare fondo alle strategie di rigenerazione urbana. Oltre ad evitare un potenziale "vulnus" permetterebbe la diffusione del concetto della circolarità anche nella gestione del territorio. Laddove oggi si vede nulla più di un insediamento dismesso potrà prendere vita una nuova realtà dinamica rigenerata "dalle ceneri e dalle brutture" dell'abbandono. Mi aspetto che questo approccio sia condiviso dalle varie amministrazioni del territorio per ottemperare ad una legge regionale dal forte senso complessivo.


Al di là della competizione elettorale e per quella che è stata la tua esperienza, quali sono oggi le doti indispensabili per poter amministrare un comune?


Tutte le doti mostrate da Marco Sassi. Visione strategica, capacità operativa, dialettica efficace, competenza tecnico-amministrativa, sensibilità inclusiva ad ogni livello, tempo a disposizione dispensato sovrabbondantemente per essere presente con costanza sul territorio. Aggiungerei un classico (qualche soldo a disposizione) ed una categoria nuova: un amore smisurato per le propria gente e per il proprio territorio. Solo questo spinge a "gettare il cuore oltre l'ostacolo", espressione molto amata dal nostro Sindaco.


Hai già espresso una priorità: quella di tessere  armonie con il territorio, che forse riflette il musicista più che l’amministratore. Puoi spiegarci meglio?


Diceva Mozart che se aveva qualcosa da esprimere non lo avrebbe fatto con delle macchie di colore su una tela perché non era pittore, nemmeno con il verso poetico perché non era letterato, nemmeno con la mimica corporea perché non era ballerino. L'avrebbe fatto con la musica perché era musicista. Tessere armonie significa nel concreto questo: proporsi con un'idea chiara e forte di amministrazione (in armonia musicale tutto questa si chiama "accordo di tonica") ricercando la sintonia, la sinergia, il coordinamento delle forze, la condivisione essenziale dello spirito di quelle idea, l'entusiasmo ed il sentimento epico della sfida. Tessere armonie significa questo: sedersi attorno ad un tavolo con chiunque con il proposito di rialzarsi, a lavori terminati, potendo tutti dire: siamo d'accordo! Oppure, riprendendo il Manzoni prima citato "siam uni" verso l'obbiettivo. È proprio perché amo la musica che conosco percettivamente il valore dell'armonia, ma pure il fastidio e disagio profondo della disarmonia. Da soli non si va da nessuna parte. Questo è il motivo per cui ho puntato ad una squadra di candidati consiglieri a dir poco formidabile: grazie a queste persone già oggi possiamo definirci coro, oppure orchestra (per chi ama meno la musica vocale). Io, sia ben chiaro, non sarò il direttore ma colui che maneggerà le percussioni: avrò la fondamentale funzione di dare il ritmo del quale tutti dovranno tenere conto nella tessitura dell'armonia. 


Permettiamoci un attimo di sfogliare il libro dei sogni, senza vincoli di bilancio o adempimenti burocratici: hai a disposizione un paio di sogni per il tuo comune e per il territorio, quali sono?


Un desiderio urbanistico-ambientale ed uno culturale: Il primo: una realtà di piste ciclabili e soprattutto marciapiedi larghi e comodi, con panchine ed aree di sosta, fiorire rigogliose di colori ed aromi. Tutto questo significherebbe spazi di magnifica socialità e dunque desiderio profondo di vivere il paese e sentirsi comunità. Il secondo, di ordine culturale: un centro abitato a dimensione di arte, cultura e senso del bello: organizzare concerti e mostre negli spazi pubblici, magari negli slarghi comodi dei nuovi marciapiedi. Sarebbe il migliore investimento in civiltà, ad imitazione di quei paesi nord-europei ai quali guardiamo con "invidia". Quelle realtà non sono frutto del caso o della genetica, ma della pertinacia e lungimiranza. 

martedì 28 settembre 2021

Vizzolo, 1897


Un pezzo della nostra storia: Vizzolo nelle mappe del catasto del 1897, una piccola comunità rurale in cerca di futuro.

giovedì 23 settembre 2021

Smart & green & blue...


Condividiamo volentieri l'augurio del consigliere Gatti: "Questa mattina andando a lavorare con la mia auto ibrida e molto sostenibile, mi sentivo particolarmente smart & green e così ho pensato a un omaggio floreale alla mia clientela giusto come ringraziamento per la fiducia. Buon week-end e buon cambio di stagione, siamo in autunno, tempo di rinnovarsi".

domenica 19 settembre 2021

C'è posta per te...


Lettera aperta al presidente del consiglio 

a proposito del calendario gregoriano, 

delle cifre indo-arabiche e della fiera degli obej obej


Caro Virginio Gandini, con immutate stima e amicizia, ti scriviamo in forma pubblica perché temiamo che tu sia coinvolto in un’amministrazione che ha pochissima, o diremmo nulla, dimestichezza con i calendari e con i numeri, e anche con i riti cattolici. Come saprai, queste drammatiche lacune hanno già generato dei considerevoli danni ai bilanci, ma di questo (purtroppo) se ne è parlato e se parlerà con autorità più competenti di noi e di te e della combriccola di cui ti onori di far parte e anche dei fantallenatori di quel partito che-c’è-ma-non-si-vede che vi sostiene. Il punto è molto più prosaico e, in fondo, divertente. Tu e la sindaca che ti onori di rappresentare avete scritto una lettera (una per ciascuno, giusto per non cominciare a sbagliare con i numeri) ai genitori che, molto legittimamente e molto democraticamente, chiedono che venga garantito lo scuolabus per i propri figli. Chiedono che venga garantito un servizio pubblico, ma ci fermiamo qui, ne stiamo parlando da settimane, e ci siamo capiti. Il punto è che la sindaca che ti onori ti rappresentare scrive che quel servizio può garantirlo dal 14 novembre al 28 febbraio. Okay. Tralasciamo (per il momento) i limiti della proposta. Tu a nome dell’amministrazione di cui ti vanti di far parte, e non siamo convinti che fai benissimo, scrivi che quel servizio sarà garantito per circa quattro mesi. Anche a primissima vista, alla prima impressione, proprio in superficie, è evidente che i mesi non sono circa quattro, ma circa tre e mezzo (metà novembre, dicembre, gennaio e febbraio), e già c’è una bella differenza, per cui forse è meglio se vi parlate o se usate la stessa unità di misura nella civiltà occidentale che poi sono le cifre indo-arabiche o i cosiddetti numeri arabi, che voi, asserragliati lì dentro al municipio, ormai temete più del babau (e fate bene, perché a questo punto fanno paura anche qui fuori). Ma forse bisogna che guardate anche lo stesso calendario, e usiate anche gli stessi strumenti degli uffici competenti. Non vorremmo chiederti troppo visto che avete ancora quest’impegno gravoso di liquidare un ente (l’Unione) che non esiste più da due anni e non riuscite nemmeno a liquidare. A proposito di numeri: quest’anno gli avete dedicato due delibere, più di trenta determine, e un pezzo della variazione del piano esecutivo di gestione per più di quattrocentomila euro, e scusa se il consiglio comunale, che ti onori, e giustamente, di presiedere, aveva deliberato la chiusura di questo casino, alla presenza dello stesso liquidatore, il 29 dicembre 2020. Scusa (di nuovo), chiusa parentesi, avremo modo ancora di parlarne, ma torniamo a noi. Tu dici circa quattro mesi. I conti dicono un’altra cosa: dal 14 novembre al 28 febbraio sono 62 giorni perché se osservi il calendario gregoriano (per noi, di rito ambrosiano) noterai che c’è qualche festività  e il Santo Natale che tutti i bambini aspettano. Se provi a guardare sull’agenda che ti ha regalato la banca, vedrai che è così. Per cui, i giorni di scuola, e quindi di utilizzo dello scuolabus e quindi del servizio che volete garantire sono 62, che in termini di giorni scolastici (cinque alla settimana) sono tre mesi e due giorni, circa tre mesi, non quattro. Questa è polemica matematica, eh, non politica. Bisogna sapere fare i conti, e qui entriamo in un campo più specifico. 62 giorni garantiti su 202 giorni di scuola (come da delibera istitutiva del calendario scolastico della regione Lombardia, giusto per avere un atto ufficiale come riferimento), sono un terzo (per la precisione 3,2 decimi). Per farti capire, a te che sei stato un grande calciatore, un ottimo allenatore e sei un direttore sportivo in piena attività, è come se la tua squadra potesse giocare 28 minuti quando tutte le altre ne hanno a disposizione novanta (più eventuale recupero). Sono sicuro che avendo un ruolo di responsabilità, faresti subito ricorso al comitato regionale della FIGC per poter giocare come tutti gli altri. Perché non è giusto così, e lo sai anche tu. Ecco il problema. Ma, poi, dai, non siamo mica alla fiera degli obej obej (a proposito di rito ambrosiano), non si può mercanteggiare in questo modo, sparigliando i numeri (e fai attenzione a questi numeri, perché noi ne abbiamo visti altri, e sono molto preoccupanti, ma davvero) e confondendo i calendari tra giorni, mesi, vacanze di Natale e il ponte dell’Immacolata in agguato. Proviamo a non fare i furbi che qui, non ci sono più serpenti da incantare (non è più stagione nemmeno per loro). Proviamo a ragionare in maniera limpida. O l’amministrazione che ti vanti onorare e di cui condivi le scelte, anche quelle dettate dal dottore, è in grado di garantire i servizi essenziali e nella loro totalità (e in questo caso per 202 giorni, non per 62), o fatevene una ragione. Non c’è niente di grave nell’ammettere un fallimento, e togliere il disturbo, ma, almeno tu, non avere la supponenza di poter cambiare i numeri e i calendari e i riti che governano la civiltà occidentale da quando mondo è mondo a seconda dell’evenienza politica tua e della maggioranza che ti onori di condividere. Abbi pazienza, questa è proprio una cosa che non riusciamo a mandare giù. E la finiamo qui, sempre con simpatia e con un grande augurio per la tua avventura calcistica. Per quella politica, perdonaci, preferiamo calciare la palla in tribuna. Ah, soltanto un’ultima cosa, giusto per l’amicizia che ci lega, facciamo, a te e all’amministrazione che ti vanti di rappresentare, un ultimo favore (ma è proprio l’ultimo, ricordati). La sindaca, di cui condividi l’appartenenza e le scelte, in calce alla sua missiva dice che comunicherà le tariffe del servizio garantito per un quarto dell’anno scolastico. Attenzione a cosa andrete a comunicare, perché le tariffe sono già state determinate nel bilancio 2021 che voi avete votato, a maggioranza. Ve lo siete votati voi, okay? Ci sono le tabelle e i riferimenti all’ISEE già compilati (magari è stato l’assessore al bilancio di cui condividi le scelte, o magari no). Non sognatevi nemmeno di cambiarle in corsa. Non provateci. Non tentateci. Non pensateci. Le sostituzioni vanno bene in partita, ma con gli atti istituzionali diventano una questione politica, e voi  avete già un sacco di problemi con i numeri, ricordati (e ricordati bene, perché la resa dei conti è dietro l’angolo. E, l’avrai capito anche tu, non è una questione di se, ma solo di quando: domani, o alla fine del mese, o alla fine dell’anno). Per cui, di nuovo, con un carissimo e rispettoso saluto, i tuoi amici di Vizzolo al futuro ti salutano e ti augurano buon lavoro e buona fortuna (soprattutto, buona fortuna).

mercoledì 15 settembre 2021

Festa del raccolto!


Noi ci siamo, e ci saremo. Sempre. Contro niente e nessuno. PER i bisogni dei cittadini. PER lo scuolabus dei bambini, e il loro diritto allo studio. PER ripristinare un pubblico servizio essenziale. PER condividere un sorriso, e la solidarietà di tanti, tantissimi vizzolesi.

venerdì 10 settembre 2021

Lo stato dell'unione...


Gli amministratori pro tempore di Vizzolo ci dicono che non ci sono più soldi e hanno le mani legate. C’è qualcuno di buona volontà che vuole spiegarci cosa è successo, e magari cosa succederà? O sui conti pubblici dobbiamo aspettarci uno tsunami che ci lascerà solo un cumulo di macerie? Comunque buon week-end a tutti.

martedì 7 settembre 2021

Una storia infinita...

Questa mattina abbiamo presentato un’interrogazione consiliare perché abbiamo scoperto oltre 30 determine del 2021 (che peseranno sul bilancio 2021) per un totale di impegni di spesa di più di cinquantamila euro dedicate alla liquidazione dell’Unione che, per quanto ci consta, era stata chiusa definitivamente da una delibera del consiglio comunale del 29 dicembre 2020. Invece, pare che la voragine nei conti sia ancora aperta. Una storia infinita, e incredibile.

mercoledì 1 settembre 2021

Intervista a Rosario Pantaleo


Consigliere comunale a Milano per due mandati consecutivi (e speriamo vivamente anche in un terzo, nell'immediato futuro), Rosario Pantaleo vive la politica come servizio e con passione, senza perdere di vista nemmeno per un attimo il suo quartiere, dove è cresciuto e dove ha maturato quella sensibilità culturale indispensabile a comprendere urgenze e speranze di un'intera comunità.

Nel corso degli anni la tua attività amministrativa si è sempre distinta per uno spirito di servizio ai cittadini, svolto all’interno delle istituzioni (consiglio di zona, consiglio comunale, Parco Agricolo Sud Milano), ma anche sul territorio, nel tuo quartiere con un’infinità di iniziative. Come sei riuscito a mantenere questo spirito nel confronto con le procedure politiche, amministrative e burocratiche?

Credo che, fondamentalmente, sia stato influenzato dal fatto di essere cresciuto in un quartiere popolare come quello di Baggio, di continuare a vivere e di incontrare ancora oggi i miei amici del tempo delle elementari… Questo significa respirare un contesto “normale” e non montarti la testa per un’apparente “notorietà”. Ritenendo che chi mi vota mi conosce personalmente non posso permettermi di essere diverso da quello che ci si aspetta da me e cioè la coerenza e lo spirito di servizio. Ancora oggi coltivo amicizie che hanno quasi sessanta anni e a queste amicizie e a chi mi supporta devo tanto e non posso deluderli. E poi, se vogliamo, è anche lo spirito di chi ama la musica e la cultura ed è consapevole che queste sono strumenti implacabili contro il conformismo. A volerli usare bene. Perché la politica spesso ti ammalia e ti “corrompe” e solo se rimani ancorato alle tue radici ne esci integro e con la schiena dritta.      


La mole del tuo lavoro come consigliere è impressionante ed è stato un contributo rivelante ai fini del risultato dell’amministrazione. Ciò non ti ha distolto però dal promuovere le tue passioni, prima fra tutte, quella per la cultura, a cui hai dato molto. Quanto conta per te, come rappresentante delle istituzioni e come semplice cittadino, l’elemento culturale in tutte le sue declinazioni?


Questo è un elemento fondamentale perché mette in moto meccanismi di incontro, discussione, relazioni, conoscenza. La cultura e le iniziative musicali che propongo, ma anche incontri su specifici temi, sono il sale della partecipazione, dello stare insieme in maniera intelligente, con la consapevolezza di poter imparare qualcosa, nell’apprezzare chi porta un contributo, nel misurarsi con le differenze in maniera costruttiva. È il fare “comunità”, sentirsi parte di un mondo che sa ascoltare, sa riflettere, sa compatire nel senso latino del termine, non si sente un’isola ma parte di un insieme più grande. È recuperare il senso ampio di famiglia che riesce a sostenere le solitudini e i silenzi. Di senso della comunità, in chiave positiva e solidale, abbiamo drammaticamente bisogno… E i giorni convulsi e drammatici del primo Covid ce lo hanno ben rappresentato…   


Un altro elemento che ha caratterizzato il tuo lavoro è stata l’attenzione all’ambiente, un tema che non è più rimandabile. Tra l’altro sei stato vicepresidente del Parco Agricolo Sud Milano: quali sono le difficoltà e le priorità ambientali del nostro territorio? Quali azioni concrete, e urgenti, sono possibili, dal tuo punto di vista? 


L’ambiente (e la dignità del lavoro) deve diventare un elemento centrale della politica del prossimo mandato amministrativo. Il Parco Agricolo Sud Milano è uno straordinario laboratorio su cui porre l’attenzione per buone pratiche di custodia e recupero ambientale. È necessario dare una risposta al futuro che non sarà il nostro ma quello dei nostri figli e nipoti. Per questo è necessario istituire politiche, in città, che abbattano l’inquinamento operando sulla eliminazione dei combustibili fossili, incrementando le piste ciclabili, operando interventi opportuni sulle emissioni degli inquinanti dai più semplici (le pizzerie con il forno a legno inquinano o no?) a quelli più complessi (il teleriscaldamento va incrementato o no?) per giungere a consumo di suolo zero, emissioni vicine a zero, incremento di aree verdi, tetti verdi, orti in città, gestione misurata delle acque, incremento di aree boschive e relativa cura, educazione ambientale e del valore del risparmio energetico nelle scuole, continuazione della costituzione della flotta dei bus tutti elettrici (lo sarà entro il 2030), continuare il lavoro di stazioni delle linee metropolitane…Questi alcuni dei possibili interventi. Ma si può e si deve fare ancora di più. Di passi avanti solo rispetto a dieci anni fa ne sono stati fatti ma non basta. La posta in gioco è troppo importante per perdere la partita…      


Milano è ormai di fatto una metropoli e, anche da un punto di vista istituzionale, il centro di una vasta area metropolitana. Come è possibile ragionare in termini di comunità, una parola che ricorre spesso, su una dimensione geografica di queste proporzioni?


Purtroppo il livello della politica si è spesso abbassato a bega da bar costituendo, di fatto modelli di pensiero “calcistico” e di fronte alle ragioni del tifo non c’è ragionamento che tenga. Anche la qualità del personale politico, lo vediamo tutti i giorni, lascia a desiderare. Inoltre non abbiamo, all’orizzonte statisti di rilievo o uomini di carisma. Se ci pensiamo bene, magari estremizzando, il carisma oggi lo ha un Presidente della Repubblica che tutto aveva in mente nel suo progetto di vita tranne che fare politica. Un Papa che arriva dall’esperienza dell’Argentina della dittatura, una ragazzina svedese con il morbo di Asperger… Dove sono i leader? Dove sono gli uomini credibili? Dove sono coloro che possono incarnare un’idea, un progetto, un obbiettivo, un’utopia? L’unica risposta possibile è una unione sulla buona amministrazione che metta insieme le politiche (divergenti) di 133 Comuni e della gestione di 3.250.000 cittadini. Se non si possono fare grandi voli pindarici sulla dinamica di un pensiero politico che si cerchi, almeno, di costruire un’agenda condivisa su alcuni punti imprescindibili per la “buona vita di tutti”. Il Recovery Fund, ad esempio, potrebbe essere lo strumento finanziario su cui scrivere passaggi di politica comune su ambiente, lavoro, mobilità, digitalizzazione della pubblica amministrazione, urbanistica.   


La valorizzazione dell’associazionismo e di conseguenza del volontariato è ormai una pratica necessaria in qualsiasi amministrazione. Tu che hai sempre avuto un’attenzione specifica, cosa suggerisci alla prossima amministrazione? Tra le numerose esperienze che hai seguito e promosso, ce n’è una in particolare che vuoi ricordare?


Senza associazionismo e volontariato la società sarebbe certamente più povera. Milano è una fucina di realtà del volontariato e dell’associazionismo più variegato. È una ricchezza che andrebbe ancor più valorizzata e supportata perché quando persone, di credo religioso o pensiero politico, si ritrovano per un obbiettivo comune, si abbattono barriere e incomprensioni e si lavora per il bene comune. Un esempio straordinario è l’esperienza dell’associazione sita in Baggio “Il Gabbiano.  Noi come gli altri” che è presente in quartiere dal 1985 come realtà dedicata e dal 1987 come realtà strutturata. Ogni mia ulteriore parola sarebbe insufficiente a spiegare che cosa rappresenta per la comunità di Baggio questa esperienza. Allora preferisco inserire il link e suggerire la lettura dei suoi contenuti: www.gabbiano.orgMa non posso dimenticare l’Associazione Amici di Cascina Linterno, che opera dal 1995 per la salvaguardia ed il recupero della storica Cascina Linterno con finalità ambientali e agri-culturali. Per chiudere (ma dovrei continuare per molte righe…) ricordo un luogo di cultura e spettacolo presente da quindici anni nel borgo di Quarto Cagnino che si chiama Spazio Teatro 89. Un ambito di straordinaria ricchezza di proposte musicali, culturali, teatrali per tutte le età dove si sino esibiti centinaia di artisti, italiani e stranieri. Tre ricchezze diverse tra loro ma che rendono l’idea della passione dei promotori/protagonisti e dell’orgoglio di poterli seguire ed apprezzare nel loro lavoro. 


Nel corso dei tuoi mandati consiliari, e dell’attività in consiglio comunale, c’è un episodio che potrebbe rappresentarti o che comunque ricordi con maggiore soddisfazione? 


Mettendola sul musicale direi il concerto di Vincenzo Zitello in Sala Alessi oppure quello di Michele Gazich e Marco Lamberti nell’aula del Consiglio Comunale. Ma è una battuta… Se proprio devo scegliere un episodio ne sceglierei... Almeno tre. Uno non riguarda, me ma la venuta in Consiglio Comunale di Don Luigi Ciotti. E non aggiungo altro… La seconda l’aver lavorato per il prolungamento della linea 1 della metropolitana verso il quartiere di Baggio. La terza l’avere accompagnato, come rappresentante del Comune di Milano, una delegazione di studenti delle superiori e insegnanti, al campo di sterminio di Mauthausen (ed in altri luoghi di sofferenza). Un’esperienza profonda e potente che mi ha dato l’occasione di osservare la ricchezza e la serietà dei ragazzi. Al ritorno, dopo tre giorni di visioni certamente laceranti, rimasero in silenzio per gran parte del viaggio ma quando giungemmo a Milano, in Piazzale Loreto, spontaneamente ed in maniera sommessa si misero a cantare Bella ciao. Avevano capito tutto…