mercoledì 29 settembre 2021

Intervista a Gianluca Di Cesare

Abbiamo intervistato Gianluca Di Cesare: imprenditore, genitore, musicista, già vicesindaco, è il candidato alle prossime elezioni comunali di Cerro al Lambro.

Cosa ti ha spinto a dare la tua disponibilità a candidarti come sindaco? È vero che hai già maturato una lunga esperienza amministrativa, però quello di primo cittadino rimane pur sempre un ruolo unico e di grande responsabilità.


Ciò che mi ha spinto ad accettare una candidatura così totalizzante è stato il senso del dovere e del servizio. Non mi sono sottratto alla verità di dichiarare che, per valutazioni mie personali, mi sarei allontanato da un'attività lavorativa che in questi anni molto mi ha dato ma al contempo molto mi ha chiesto e tolto. Avrei riposato volentieri per alcuni mesi, ma è prevalsa l'idea di mettermi a disposizione per le persone ed il territorio che amo. L'esperienza sin qui accumulata potrà essere tutt'al più un piccolo "capitale di sopravvivenza" per passare indenne il primo periodo. A parte gli scherzi, credo che tutti coloro che in passato hanno accettato la candidatura a questo ruolo apicale abbiano messo in conto il fatto di iniziare un viaggio verso una destinazione ignota. Forse magnifica, forse meno. Si dimostra di accettare la sfida anche in questo contesto tutt'altro che deterministico.


Quali prospettive, quali sfide e quali rischi ti aspetti?


Mi aspetto sfide importanti, direttamente riconducibili alla ripartenza post-COVID e correlate al famoso PNRR. Avremo l'opportunità di avviare una fase nuova valevole per il paese intero, nella preminenza dei progetti green e legati alla cultura. Mi aspetto trasformazioni radicali e positive, in linea con quella modernità che pare essere frutto della riscoperta dei valori tradizionali: rispetto e cura dell'ambiente, attenzione agli aspetti culturali concepiti come valore aggiunto delle società moderne. Le prospettive inerenti preannunciano un lavoro molto intenso per i sindaci ma al contempo straordinariamente stimolante. I rischi potrebbero essere quelli correlati alla complessità e farraginosità di alcune procedure, che mi auguro si attenuino o quantomeno siano contemperate dalle esigenze di una ripartenza rapida e dinamica. Naturalmente, senza nulla togliere alle procedure previste per i controlli di trasparenza e legalità. Diciamo che questa occasione non va persa ed al tempo stesso deve sapere disegnare un'Italia nuova in tutti i sensi.


La tua candidatura avviene nel senso di una continuità, dopo due mandati consecuti di Marco Sassi. Cosa vorresti aggiungere di tuo?


L'eventualità di succedere a Marco Sassi mi pone non poche difficoltà, nel senso buono naturalmente. Innanzitutto il profondo senso di onore nel poter proseguire il suo cammino esemplare; in secondo luogo una responsabilità enorme nel dover gestire con la medesima sua cura tutte le dinamiche interne all'ente: dai rapporti con i cittadini a quelle con il tessuto civile sino alle sinergie con gli uffici comunali. Marco Sassi ha dimostrato di essere persone competente, efficiente, efficace nelle azioni, con una chiarezza di visione rara, con un anelito al futuro migliore (tale a essere quasi un eroe del Romanticismo). Aggiungo a tutto questo un aspetto fondamentale: il suo buon cuore, la sua profondissima umanità e la sua etica personale di stampo solidaristico. Cerro al Lambro lo ricorderà per tutto questo, in una valutazione a tutto tondo che tenderà ad inserirlo giustamente in un quadro di analisi perfetto. Dunque, secondo voi, cosa posso aggiungere? Vi è ancora qualcosa d'altro? A parte gli scherzi, non aggiungerò nulla perché sarebbe impossibile il solo concepire un ulteriore aspetto di virtù. Lo farei diversamente, per come sono fatto io. Come, più precisamente? Attendiamo l'eventuale elezione a sindaco e potrà vedersi...


Il territorio di riferimento si inserisce ormai in un contesto metropolitano con tutti i principali problemi che ben conosciamo: traffico, sicurezza, consumo del suolo. Dove e come i comuni possono intervenire, secondo te?


Siamo immersi in un contesto di insieme, piaccia o meno. Gli amministratori più efficaci risulteranno essere coloro che sapranno meglio interpretare questa visione. Le problematiche afferenti al traffico non potranno non avere un inquadramento intercomunale. Mi auguro che le continue trasformazioni degli assetti viabilistici rendano più fruibili tutti i territori, attraverso una visione di insieme condivisa. Lo stesso vale per il tema della sicurezza: "liberi non sarem se non siam uni" diceva il Manzoni nel celeberrimo Proclama di Rimini. È solo dalla visione di insieme, stratificata su più livelli, che si può vincere questa sfida. Ad esempio, tentando strategie di unione e coordinamento a livello di Polizia Locale, ed al tempo stesso coinvolgendo la cittadinanza in una visione attenta ed attiva del territorio attraverso i gruppi di controllo del vicinato. "Liberi sarem" dal senso di insicurezza solo se avremo ben chiaro quanto "siam uni". Infine il tema del consumo del suolo: direi che bisognerà dare fondo alle strategie di rigenerazione urbana. Oltre ad evitare un potenziale "vulnus" permetterebbe la diffusione del concetto della circolarità anche nella gestione del territorio. Laddove oggi si vede nulla più di un insediamento dismesso potrà prendere vita una nuova realtà dinamica rigenerata "dalle ceneri e dalle brutture" dell'abbandono. Mi aspetto che questo approccio sia condiviso dalle varie amministrazioni del territorio per ottemperare ad una legge regionale dal forte senso complessivo.


Al di là della competizione elettorale e per quella che è stata la tua esperienza, quali sono oggi le doti indispensabili per poter amministrare un comune?


Tutte le doti mostrate da Marco Sassi. Visione strategica, capacità operativa, dialettica efficace, competenza tecnico-amministrativa, sensibilità inclusiva ad ogni livello, tempo a disposizione dispensato sovrabbondantemente per essere presente con costanza sul territorio. Aggiungerei un classico (qualche soldo a disposizione) ed una categoria nuova: un amore smisurato per le propria gente e per il proprio territorio. Solo questo spinge a "gettare il cuore oltre l'ostacolo", espressione molto amata dal nostro Sindaco.


Hai già espresso una priorità: quella di tessere  armonie con il territorio, che forse riflette il musicista più che l’amministratore. Puoi spiegarci meglio?


Diceva Mozart che se aveva qualcosa da esprimere non lo avrebbe fatto con delle macchie di colore su una tela perché non era pittore, nemmeno con il verso poetico perché non era letterato, nemmeno con la mimica corporea perché non era ballerino. L'avrebbe fatto con la musica perché era musicista. Tessere armonie significa nel concreto questo: proporsi con un'idea chiara e forte di amministrazione (in armonia musicale tutto questa si chiama "accordo di tonica") ricercando la sintonia, la sinergia, il coordinamento delle forze, la condivisione essenziale dello spirito di quelle idea, l'entusiasmo ed il sentimento epico della sfida. Tessere armonie significa questo: sedersi attorno ad un tavolo con chiunque con il proposito di rialzarsi, a lavori terminati, potendo tutti dire: siamo d'accordo! Oppure, riprendendo il Manzoni prima citato "siam uni" verso l'obbiettivo. È proprio perché amo la musica che conosco percettivamente il valore dell'armonia, ma pure il fastidio e disagio profondo della disarmonia. Da soli non si va da nessuna parte. Questo è il motivo per cui ho puntato ad una squadra di candidati consiglieri a dir poco formidabile: grazie a queste persone già oggi possiamo definirci coro, oppure orchestra (per chi ama meno la musica vocale). Io, sia ben chiaro, non sarò il direttore ma colui che maneggerà le percussioni: avrò la fondamentale funzione di dare il ritmo del quale tutti dovranno tenere conto nella tessitura dell'armonia. 


Permettiamoci un attimo di sfogliare il libro dei sogni, senza vincoli di bilancio o adempimenti burocratici: hai a disposizione un paio di sogni per il tuo comune e per il territorio, quali sono?


Un desiderio urbanistico-ambientale ed uno culturale: Il primo: una realtà di piste ciclabili e soprattutto marciapiedi larghi e comodi, con panchine ed aree di sosta, fiorire rigogliose di colori ed aromi. Tutto questo significherebbe spazi di magnifica socialità e dunque desiderio profondo di vivere il paese e sentirsi comunità. Il secondo, di ordine culturale: un centro abitato a dimensione di arte, cultura e senso del bello: organizzare concerti e mostre negli spazi pubblici, magari negli slarghi comodi dei nuovi marciapiedi. Sarebbe il migliore investimento in civiltà, ad imitazione di quei paesi nord-europei ai quali guardiamo con "invidia". Quelle realtà non sono frutto del caso o della genetica, ma della pertinacia e lungimiranza. 

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