lunedì 20 luglio 2020

Intervista a Roberto Ghizzoni


La preparazione della luce, la tua mostra fotografica ha raccolto un sacco di complimenti e di attenzioni. Ci è piaciuta anche l’idea di non essere né un professionista né un dilettante. Come ti vedi, allora, come fotografo?

Io mi considero un hobbysta. Pratico alcuni hobby tra i quali la pesca sportiva in corrente, il trekking, le escursioni in bicicletta, tanto per rimanere attivo, per cui mi ritaglio dello spazio-tempo anche per effettuare qualche scatto fotografico che mi permette di rimanere in contatto con la natura e tutto quello che mi circonda.

Hai voluto dividere le fotografie in sezioni ben precise (paesaggi, Vizzolo, esseri viventi e particolari condizioni di luce). Sono questi i campi che ti interessano come fotografo? Ce ne sono altri?

Non sono dedito a una particolare categoria di immagini. Mi piace stare a contatto della natura e fruttare la combinazione del chiaro-scuro nei ritratti in primo piano di persone a me vicine o sconosciute, sempre con il loro assenso.

Si nota una particolare sensibilità nel cogliere l’attimo: il movimento del contadino, il volo dei cigni, la lepre nascosta nel cavo di un tronco. Come ti prepari? Cosa ti aspetti prima di scattare una fotografia?

Certe volte va a fortuna, altre mi apposto per cercare di immortalare al meglio il soggetto, in questo caso ho l’ausilio del cavalletto e la scelta dell’obbiettivo da installare sul corpo macchina, non disdegno l’uso di qualche filtro da installare all’obbiettivo. Voglio precisare che non effettuo, come si dice in gergo, la “post produzione” ovvero non effettuo alcuna correzione agli scatti effettuati, non ho neanche un programma ad hoc.

Alcune immagini, la chiesa, la cascina e il lavatoio a Vizzolo o il ponte sulla Muzza sono deformate, ma in un certo senso riescono a dare un’idea ancora più affascinante dello spazio e delle forme. Da cosa deriva quest’idea?

Quelle immagini sono state scattate con utilizzando un obbiettivo da “8 millimetri”, definito “grandangolo” anche se quello usato è un poco spinto; la caratteristica di questo obbiettivo e di “distorcere” il soggetto man mano che l’immagine diventa periferica rispetto al centro. Così facendo si può fotografare un soggetto di grosse dimensioni anche se non c’è spazio a sufficienza per allontanarsi dal medesimo o lo si può utilizzare a scopi “artistici” come ho fatto, per esempio, con il ponte pedonale sulla Muzza a Mulazzano.

Vizzolo sembra essere un soggetto molto interessante per i fotografi, ma solitamente per chi abita in un luogo è difficile trovare qualcosa di straordinario. Tu invece sei riuscito a fermare dei dettagli molto singolari. Cosa ci trovi di particolare in Vizzolo?

Come mi sono già espresso, presentando i miei scatti, non è il luogo dove ti trovi ma accorgersi di quello che ti circonda, bisogna essere curiosi. Oggi si vive una realtà apatica e fatta di indifferenza e ciò condiziona il nostro modo di vedere e confrontarsi con gli altri, a me la fotografia fa scoprire realtà che magari in altro modo non noterei. Vizzolo ha degli scorci stupendi, occorre notarli e poi memorizzarli.

Ci sono anche alcuni ritratti, che rivelano un tocco particolare anche nel trovare la luce sui volti. A chi ti ispiri?

Giocare con il chiaro e lo scuro è un qualcosa che devi provare perché è molto soggettivo. Io ho un concetto della fotografia che cerco di spiegare: quando inquadro un soggetto penso a tre parametri: la luce che in soggetto assorbe; la luce che il soggetto riflette, la luce che viene rifratta cioè quella luce che circonda il soggetto con questi tre parametri cerco di “giocare”. Non mi ispiro a qualcuno in particolare però mi piacciono i dipinti di Caravaggio e Tintoretto dove l’esplosione della luce appare ancora più evidente dal nero che circonda il soggetto, certamente non mi voglio paragonare a loro, non oserei mai.

Come fotografo, né dilettante, né professionista, c’è un sogno che vorresti realizzare?

Come tutti gli hobbysti trovo gratificante quello che faccio, anche perché mi piace, ma se a mostrare i miei scatti ottengo dei consensi beh mi crogiolo nel mio brodo. Sapere che a qualcuno piace quello che stai facendo è sempre “buona cosa” come si suol dire, ma che ben vengano anche le critiche perché è da quelle che si traggono spunti per potersi migliorare.

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