giovedì 15 ottobre 2020

Il vizzolese


Sono uno di Vizzolo Predabissi. Un vizzolese. Sono nato e cresciuto in questo paese quando ignoravamo, tutti, di possedere un sito cluniacense e quando, se svoltavi a destra da via Garibaldi in via Verdi, le scuole medie erano in costruzione e dopo alcuni metri i campi si spingevano fino alla Pandina. Ci conoscevamo tutti. Erano i tempi in cui mettevamo le cartoline, con la molletta dei panni, nei raggi della bicicletta da cross così che potesse assomigliare al motorino che non potevamo permetterci. Ho frequentato gli scout di don Carlo Grammatica, e non è che tutti gli scout da adulti diventano come Matteo Renzi. Mi sono  divertito, ci siamo divertiti, a rincorrere le rane e i rettili nei campi, a fare il bagno nei fossi, a giocare a nascondino e a calcio, per ore, nelle strade del paese. Come tanti altri coetanei, quelli della mia generazione, mi stupivo al passare del nuovo trattore rosso fiammante. Eravamo curiosi. Era un’altra Vizzolo, ma ha ancora molto da raccontarci. C’era un cuore.

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