“Debbo dire che lavorare a quell’ora, entrare nel buio della fabbrica misteriosa, lucente pur senza rompere il buio come un pezzo di stella caduto, girare nel vuoto dei reparti con l’impressione di camminare nel loro sonno, a casa loro, nelle loro teste, come un mago e vivere nel silenzio, in un silenzio assurdo in quella matrice di rumore, e vedere ferme quelle macchine e tutti i nastri trasportatori, era bello e affascinante”. (Paolo Volponi, Memoriale)
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