giovedì 23 gennaio 2020

Un buco nell'acqua.


A proposito della cava di prestito, su cui abbiamo letto un po’ di tutto, vorremmo dire che non c’è bisogno di biologi, agronomi e ingegneri ambientali se si vuol seguire una logica coerente. Partiamo da una scansione temporale. Quello che c’era prima, e quello che c’è adesso. Quello che c’era prima era una cosa, quello che è venuto dopo un’altra. Prima c’era il nostro territorio, adesso c’è qualcosa che non è più nostro. Prima c’era un paesaggio agricolo, che bello o brutto che fosse, era il nostro. Ora c’è una cava di prestito che è un buco nella terra pieno di acqua. Opera dell’uomo. Artificiale, e almeno lasciamo stare la natura dopo che l’abbiamo massacrata. L’idea che la cava di prestito sia un rimedio o persino un dono è un puro e semplice miraggio. Nella sua realtà, per Vizzolo, allo stato attuale, è un danno ambientale e tale va considerato in termini di eventuali compensazioni, mitigazioni e ristorazioni. E detto chiaramente: non si regala un danno ambientale. L’ecologia senza un’opportuna visione politica è solo giardinaggio e dato che già i contribuenti stanno pagando e pagheranno il prezzo degli esperimenti istituzionali dell’unione, della fusione e infine della liquidazione dell’unione, vorremo evitare che altre risorse pubbliche vengano dilapidate in costosi diversivi ambientali, quando il nostro territorio è costantemente minacciato in tutte le direzioni. Certo, qualcosa andrà fatto, ma è necessario partire dalla conoscenza del paesaggio e dell’identità, prima di fantasticare e assumersi responsabilità che non esistono in natura. In questo momento riteniamo fuorviante parlare di oasi, o di qualsiasi altra soluzione, se non si ha almeno un minima idea di cosa significhi e di quali fondi e impieghi necessiti. Vorremmo che le istituzioni e le amministrazioni competenti siano più scrupolose nel definire le priorità economiche del nostro paese, che per noi restano sempre i servizi essenziali, a partire dal diritto allo studio, che è il primo, indispensabile stadio dove creare le basi necessaria a una cultura del rispetto e della consapevolezza del territorio in cui viviamo.

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